Artista che dai primi anni novanta ha intrapreso un avanguardistico percorso intervenendo con la pittura su fotografia già elaborata in digitale, Maiorano (Crotone, 1957) presenta in Il respiro della luce una serie di opere in cui le immagini a lui ormai care, architetture dalle altezze vertiginose e figure fluttuanti, si accompagnano a nuovi temi e simbologie che pongono seri interrogativi sul futuro del genere umano. Infatti, alle architetture, agli interni, alle tonalità e alla sapienza manuale e digitale, l’artista aggiunge un tema che si innesta nel filone documentaristico–ecologico, portando la città ad aprirsi alle domande salienti di questo momento storico, ovvero il fabbisogno di produzione energetica legato a un rinnovato rispetto per la natura. In mostra alcune rielaborazioni digitali con interventi pittorici caratterizzate dall’introduzione di grandi pale eoliche che, dislocate in spazi improbabili, trovano una collocazione quasi reale malgrado lo spaesamento invochi una spiegazione plausibile che solo sovrapposizioni, evanescenze, macchie di colore e toni rarefatti riescono a giustificare rendendo ogni immagine in una posizione di perfetto equilibrio.
In dialogo con i lavori alle pareti Maiorano ha posizionato una costruzione-scultura, frutto di una ricerca sedimentata nel tempo e portata ora alla luce, volume corporeo di tutti quegli elementi fino ad ora solo pellicolari e figurativi presenti nelle opere fotografiche. "La scultura accompagna l’opera pittorica in modo duchampiano, costringendo lo spettatore ad un salto d’occhio dal “picture plane” alla tridimensionalità (…) il matrimonio dell’immagine fotograficamente ready-made con la soggettività manuale della gestualità pittorica costruisce il vocabolario della nuova accademia globale postpostmoderna" (Alan Jones, 2010).